La difficile integrazione dei minori stranieri, baby gang, povertà educativa. Al momento di lasciare l’incarico di procuratore capo del tribunale per i minorenni per quello di avvocato generale della Corte d’Appello di Bologna, Ciro Cascone traccia, in un’intervista ad Elisabetta Andreis per il “Corriere della Sera”, uno spaccato tanto realistico quanto assai poco incoraggiante della situazione del fronte milanese specie per quanto riguarda i reati riconducibili al mondo giovanile.
“Le ondate di minori stranieri non accompagnati – dice – che non si integrano anche perché le comunità sono sature e sguarnite di educatori esperti. Anche quando a fronte di sforzi sovrumani si trova una sistemazione spesso scappano, tornano a Milano, e noi li ritroviamo quando commettono reati. Risultano senza fissa dimora più di un quinto dei rei complessivi dell’ultimo anno, il 20 per cento: una percentuale enorme”. La fotografia è allarmante: “Da giugno 2022 a giugno 2023 il 69% dei reati, tipicamente rapine con coltellini e spaccio, è stato commesso dalle cosiddette baby gang formate per il 72% da stranieri e italiani di seconda generazione”.
La giustizia combatte il fenomeno con il carcere (nel 35% dei casi), con l’inserimento in comunità (40%), con i domiciliari (22%) “che non sempre si rivelano la migliore soluzione”. Il fatto è che, come osserva Il procuratore capo nell’intervista al “Corriere”, “la società sta cambiando, non sempre in meglio. I problemi classici dei ragazzi si sono acuiti, abbiamo una povertà educativa che fa paura, tanti malesseri per cui il Covid è stato solo un detonatore, derive psichiatriche difficilissime e non vedo interventi adeguati per affrontarli. Servirebbe una mappatura di questo malessere a partire dalla dispersione scolastica, fenomeno che sfugge di mano. Se un ragazzo non va scuola diventa incapace di usare il pensiero critico, incapace di riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni, incapace di ascoltare e autocontrollarsi: sarà pronto soltanto ad agire”.
“I presidi sociali fanno acqua?” chiede l’intervistatrice. “Sono ragazzi invisibili – la risposta – non solo per la scuola e per le famiglie con cui non comunicano, ma anche per le istituzioni. Se il Tribunale e la Procura per i minorenni vengono lasciate così povere di risorse, da dove si pensa di partire? In estate in giro per i quartieri popolari, pensiamo a San Siro, ci sono migliaia di adolescenti che per ragioni di famiglia non possono partire in vacanza e non hanno niente da fare perché mancano attività organizzate. La speranza è che non si mettano a delinquere. Non ci si rende conto che i ragazzi devianti si traducono in costi sociali enormi per la nostra comunità”.