E’ un’azione comune quella che Progetto Iceberg intende portare avanti sul territorio piacentino per andare incontro ai familiari dei giocatori d’azzardo patologico. E nella rete che collabora alle azioni di informazione, ascolto, coinvolgimento – che La Ricerca sta portando avanti con la cooperativa L’Arco – c’è anche l’opera di divulgazione che il quotidiano locale “Libertà” ci aiuta a fare dando spazio alle nostre iniziative. Nostre e dell’Ausl di Piacenza che proprio nei giorni scorsi ha organizzato un convegno su Progetto Iceberg nel Centro culturale di San Nicolò.
DUNQUE è principalmente ai familiari dei giocatori patologici, che è rivolta la campagna Progetto Iceberg di informazione, ascolto e orientamento avviata quattro anni fa (e tuttora seguita) dall’Ausl nei Distretti di Piacenza, Levante e Ponente, con il Progetto Iceberg, finanziato dalla Regione Emilia Romagna, la cui gestione è affidata all’associazione La Ricerca in tandem con la cooperativa L’Arco. Una campagna fatta di incontri formativi e di informazione, eventi di sensibilizzazione ad ampio raggio ma anche mirati, di spazi e punti dell’ascolto, e creazione di reti di sostegno, indagini e sondaggi, questi ultimi focalizzati in particolare sulla parte più debole della famiglia, i giovanissimi, con cui si stanno creando anche occasioni di coinvolgimento diretto in operazioni di comunicazione centrate sui social.
In un anno e mezzo 800 colloqui (100 soltanto nel 2023). Sono state raggiunte centinaia di persone: circa trecento in maniera più diretta. Di queste: nel 2022 circa 150 sono i familiari e più di 50 i giocatori che hanno manifestato il problema (e sono stati seguiti con colloqui di orientamento e indirizzati al SerDP, Servizio Dipendenze Patologiche dell’Ausl, dove hanno potuto avvalersi anche di terapie di sostegno), 140 le persone coinvolte nei “tavoli creativi” (percorsi rivolti a sensibilizzare la comunità), e una settantina gli operatori sociali e sanitari che una volta formati sono scesi in campo collaborando fattivamente alla maxi-operazione. A questi si aggiungono oltre duemila persone intercettate in eventi pubblici (attraverso la distribuzione del mini-test “La Pulce nell’orecchio” – un brevissimo questionario creato per indagare menzogna e gioco d’azzardo e quindi dare aiuto ai familiari di chi non vuole ammettere di avere un problema – e i consigli e le nozioni della campagna informativa regionale “Slot FreE-R”).
Ma le autrici del progetto Fausta Fagnoni della Ricerca e Alessandra Bassi dell’Arco (insieme ad un’équipe di 14 persone formate ad hoc) ritengono che il lavoro da fare sia ancora tantissimo: “Le persone che siamo riuscite ad avvicinare sono ancora poche rispetto alla vastità del fenomeno, un numero inimmaginabile di casi. Ci chiamiamo Progetto Iceberg proprio perché siamo partiti dalla punta di un iceberg di un fenomeno sommerso che è enorme. Il fatto è che non c’è ancora la percezione delle devastazioni che provoca, non solo ai giocatori e non solo perché manda intere famiglie sul lastrico: stiamo parlando di esistenze distrutte, relazioni spezzate, perdita del lavoro, della propria integrità psichica. Tutti i componenti del nucleo familiare ne fanno le spese, soffrono tantissimo, e intercettarli è difficile perché hanno timore ad esporsi, la vergogna è un tratto comune di quanti hanno un familiare che soffre di questo disturbo; non hanno nulla di cui rimproverarsi eppure si sentono impotenti e in colpa”.
Alleghiamo i pdf delle pagine pubblicate da LIBERTA’ mercoledì 27 ottobre 2023