Una persona su otto soffre di disturbi della psiche, ma circa la metà non lo sa o non viene curata. La percentuale riguarda i Paesi ad alto reddito, negli altri sale all’80-90 per cento. I dati sono dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), che ha i oltre registrato, dopo il covid, un aumento di depressione (28 per cento) e ansia (26 per cento).
“La trasformazione verso il digitale – spiega Claudio Mencacci, presidente emerito Neuroscienze – Fatebenefratelli di Milano e co-presidente della Società Italiana di Neuro-Psico-Farmacologia (Sinpf) in un articolo di Chiara Bidoli pubblicato su “Il Corriere della Sera” – conseguenza della post pandemia, ha provocato oltre a una sensibile riduzione del movimento, inteso sia come quantità di attività fisica praticata sia come spazio occupato nell’ambiente, anche una maggiore immobilizzazione emozionale. La connessione virtuale, infatti, ha svuotato le emozioni e ciò ha, a sua volta, facilitato lo sviluppo di un pensiero dalle connotazioni più pessimistiche, influendo sulla difficoltà a maturare un pensiero lungo, costruttivo, orientato al futuro”.
La depressione non fa differenze di sesso, età, classe sociale, ma “l’area della prima e seconda adolescenza, gli anziani e il genere femminile hanno risentito maggiormente dell’isolamento sociale, della riduzione di scambi relazionali e della possibilità di coltivare interessi”. Proprio per questo tra gli obiettivi primari di lavoro della Società Italiana di Psichiatria (SIP), che compie 150 anni, ci sono le nuove generazioni. “La psichiatria deve rinnovarsi per rispondere alle nuove esigenze. Tra le priorità occorre intercettare più precocemente gli esordi delle malattie, concentrandosi soprattutto sui giovani, e lavorare non solo sulla cura ma anche sulla prevenzione, a partire dalla diffusione di stili di vita sani. Dobbiamo anche riorganizzare l’assistenza territoriale, puntando sull’individualizzazione delle cure che devono diventare personalizzate. E poi occorre combattere lo stigma, che significa far riconoscere la malattia mentale come una malattia e dare a tutti la possibilità di curarsi” afferma nell’articolo Emi Bondi presidente Sip.