Pre-serata con superalcolici, poi discoteca con cocaina. Uno schema fisso e collaudato. Il gruppo dei sette arriva a Milano dalla provincia e il primo atto avviene su un muretto o su un’aiuola dove si svuotano le bottiglie. Lo ricostruisce Matteo Castagnoli su “Il Corriere della Sera” ed è esemplificativo di un mondo fatto di noia, sballo, fragilità e violenza. Tutto in una notte. Arrivo in treno la sera, partenza in treno la mattina dopo. Quasi nessuno ha la patente.
Soprannomi che si sono dati tra loro. Latin lover, Il Tigre,Il Buio. Uno porta la “bianca”, un grammo soltanto, che serve per caricarsi. “Sono ventenni e diciannovenni, ma l’anno prossimo avranno la maturità” scrive il giornalista riportando uno scorcio di dialogo: “Come entriamo?”. “Tra pocoarrivano le tipe, sereno”. Da poco è passata la mezza, è ora di entrare: trenta europer i ragazzi, venticinqueper le ragazze. Minorenne che sia, “basta averele giuste conoscenze”.
La musica sovrasta ogni dialogo, si comunica con gesti, per il bagno c’è la fila. “In quello dei ragazzi – continua l’articolo – due file distinte: una per gli orinatoi, l’altra per l’ospitality come lo definiscono”. “Pippo soloil sabato, prima di fare serata – racconta uno -. L’ho presa da un africano qua fuoriperché dentro non trovinulla. Ma deve farlo, è una necessità perché ‘con la coca mi sento Dio: guardami, sono brutto, ma da fatto ho tanta autostima. Poi tutto è potenziato. Io per esempio sento chiamare il mio nome di continuo’. Il consumoè sdoganato. L’attenzione ricade sulla qualità della sostanza che ‘spesso – biascica- è gesso. Devi avere fortuna, te ne accorgi quando hai tirato su”.
Passate le tre, i buttafuori iniziano a correre per recuperare chi è accasciato su se stesso. Guanti neri e scottex in mano. “La discoteca – conclude l’articolo – è il punto finale dell’abuso. L’incubatrice sono i marciapiedi: la normalità dello sballo”.