Già leggendo gli articoli dei giornali, il dato era emerso con prepotenza e allarme. Ora è confermato dal “Rapporto criminalità minorile in Italia 2010-2022”, realizzato dal gruppo interforze del Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale: nel 2021 e nel 2022 i reati commessi da minori sono tornati ai massimi del 2015: 32.522 casi. Numeri che sono particolarmente preoccupanti al Nord dove crescono di un terzo rispetto a 12 anni fa. Il doppio rispetto alla media nazionale. Con alcuni reati violenti aumentati a dismisura: +39,4% per le rapine e +16% per lesioni, risse e percosse.
Cesare Giuzzi su “Il Corriere della Sera” segnala il forte abbassamento dell’età dei migranti e l’impatto delle “seconde generazioni” con un sorpasso tra gli autori dei reati: nel 2022 il 52% sono stranieri, 17.032 su un totale di 32.522. “Numeri che raccontano un’Italia che cambia in fretta e che hanno proprio nelle grandi città del Nord le loro avanguardie” commenta.
Esplode il fenomeno delle baby gang, non più legate a una comune appartenenza etnica (le bande dei latinos, ad esempio), ma dove convivono più etnie e più forme di disagio. Giovanissimi che aggrediscono coetanei per rubare catenine, cellulari, felpe, scarpe o anche solo pochi euro. Atti violenti come rito di passaggio o per guadagnare uno status, dietro ai quali molte volte ci sono povertà e abbandono scolastico.
Come contrastare questi fenomeni? La famiglia è la prima fonte di educazione ai valori e al rispetto delle norme. Occorre poi agire sul complicato mondo web poiché “l’esposizione continua ad immagini violente nei media o la spettacolarizzazione di comportamenti antisociali attraverso i social – scrive il gruppo interforze del Viminale – potrebbero ridurre la consapevolezza del disvalore sociale dei comportamenti violenti”. Si arriva all’aberrazione per cui “il reato commesso dai minori è spesso legato alla sua esibizione: i ragazzi potrebbero commettere dei reati al fine di farsi vedere e collezionare follower sui social. La spettacolarizzazione della violenza fa superare la paura della punizione”.
Ma per gli esperti c’è anche un aspetto che ha a che fare con la psicologia dei ragazzi e la loro fragilità: “Recenti episodi violenti di cronaca che coinvolgono giovani evidenziano la totale assenza di empatia nei confronti della vittima”.