“Per la prima volta dal 1932 l’IQ, il quoziente intellettivo degli americani, registra una contrazione: l’inversione del processo di crescita, costante per tutto il Ventesimo secolo, emerge da un’indagine vasta (quasi 400 mila test) e molto estesa nel tempo (dati raccolti dal 2006 al 2018) condotta dalla Northwestern University e dall’università dell’Oregon. Cali analoghi sono già stati registrati anche da diversi Paesi europei”.
E’ quanto scrive Massimo Gaggi in un commento sul “Corriere della Sera” del 24 marzo 2023. Dati e riflessioni quanto mai significativi ed interessanti sul mondo giovanile. Continua Gaggi:
“Ci sono opinioni divergenti sulla validità di questi test che non pretendono di misurare l’intelligenza ma sono ritenuti un buon indicatore dell’evoluzione delle capacità cognitive. E qui le conclusioni dei ricercatori, che hanno individuato cali sensibili soprattutto tra i giovani di 18-22 anni, citano possibili cause legate alla rivoluzione digitale nella quale siamo immersi. Soprattutto i cambiamenti nell’apprendimento e nell’istruzione con una conoscenza che è sempre più basata su piccoli ‘bocconi’ di informazioni: tweet, video brevissimi, problemi complessi affrontati con un meme”.
Un fenomeno dalle molteplici e preoccupanti implicazioni, come osserva l’editorialista del “Corriere” nella sua analisi:
“L’uso distorto e incontrollato tra i giovani di tecnologie per altri versi utilissime – scrive – è anche al centro delle preoccupazioni di Vivek Murthy, Surgeon General degli Stati Uniti, l’authority che dovrebbe avere il polso della salute del Paese. In questi anni ha lavorato molto sulle pandemie, ma non perde occasione per spiegare che la cosa che lo preoccupa di più è il deterioramento della salute mentale degli adolescenti: dall’aumento del 40 per cento dei suicidi al raddoppio dei ricoveri per casi di autolesionismo. Per Murthy questa è la punta di un iceberg fatto di crisi di solitudine, isolamento, bullismo fisico che si diffonde anche online e ‘l’immersione in un bombardamento informativo 24/7 che genera paura e ansia soprattutto nelle menti degli adolescenti che attraversano la fase più sensibile per la loro psiche: il periodo in cui si sviluppa il cervello, viene creata la prima rete di relazioni sociali, si formano il senso della propria identità e i meccanismi di autostima’. In un’intervista al New York Times Murthy se la prende in particolare con la mancata regolamentazione delle reti sociali ma la sentenza l’affida ai giovani: ‘Quelli che sento mi dicono tre cose: i social peggiorano l’immagine che hanno di se stessi, deteriorano i rapporti di amicizia e creano dipendenza: non riescono a staccarsi’”.