Oltre otto milioni di donne e uomini che a tempo pieno e senza alcun compenso si prendono cura di familiari non autosufficienti. Un carico di lavoro che è cresciuto con il covid e che significa stress, problemi economici, rischio di perdere il lavoro e di ammalarsi.
È il quadro che emerge per l’Italia da un’indagine promossa da “Merck”, che ha coinvolto altri undici Paesi del mondo (Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Australia, Brasile, Taiwan, India e Cina) su un totale di 9mila caregiver non retribuiti, di cui 752 italiani. Nel nostro Paese i caregiver hanno lamentato un peggioramento del loro stato di salute emotiva e mentale rispetto alla media degli altri Stati (69 per cento contro 61), peggioramento dovuto alla paura e alla carenza di sonno per la sorte del parente assistito, all’ansia per dover conciliare lavoro e impegno di cura, al senso di isolamento e di non avere nessuno a cui chiedere aiuto, al poco tempo per gli amici e per se stessi. Il lockdown infatti ha costretto a dedicare più tempo alla persona invalida: da 18,5 ore settimanali a oltre 23 ore. Il 30 per cento ritiene inoltre che in futuro il carico supererà le 31 ore. La metà degli intervistati accusa anche un declino fisico perché fa meno sport, dorme di meno, ha iniziato a mangiare male oppure perché ha rinviato le visite mediche. Infine, nel 60 per cento dei casi, lo stress fisico e psicologico è aggravato da un minor benessere economico, dovuto soprattutto all’incapacità di far fronte alle spese di accudimento con le risorse ricevute da istituzioni, servizi sociali o assicurazioni, e alla riduzione delle ore di lavoro professionale retribuito.
Il 78 per cento dei caregiver (l’Italia è seconda solo alla Spagna all’82 per cento) è al limite dell’esaurimento fisico e mentale e il 63 per cento treme di perdere il lavoro. A risentirne di più sono soprattutto le donne (il 66 per cento del campione), in particolare quelle con figli, anche perché hanno avuto meno probabilità di poter contare sulla collaborazione dei servizi sociali e degli operatori sanitari rispetto ai caregiver uomini. I caregiver con minori a carico (il 52 per cento) hanno maggiori responsabilità economiche, essendo aumentate le spese per dispositivi medici (per esempio le mascherine), per utenze domestiche e tecnologia necessaria per l’assistenza.
Infine le richieste. I caregiver vorrebbero che il loro ruolo fosse riconosciuto dalla società e che le istituzioni fornissero un supporto più consistente e che più tutele fossero garantite anche da aziende private, servizi sociali, operatori sanitari e compagnie assicurative.