Siamo ormai giunti alla 35ma Giornata mondiale contro l’uso e il traffico illecito di droga che si celebra il 26 giugno di ogni anno. In tutto questo tempo, nei quarant’anni e oltre che esistono associazioni (come a Piacenza La Ricerca) al fianco dei giovani tossicodipendenti (e dei loro familiari), il fenomeno della dipendenza da sostanze non si è attenuato, anzi, si è fatto più subdolo e strisciante e ha cambiato volto, assumendo più sfaccettature e complicanze psichiatriche. I tossicodipendenti, giovani, giovanissimi e meno giovani, sono prevalentemente poliassuntori, cioè per stordirsi, per spegnere ansie e paure, miscelano più sostanze e spesso al mix uniscono il consumo di alcol. Tutte queste “droghe” sono sempre più a portata, anche di computer: durante il lockdown l’acquisto diretto è stato sostituito da quello online, attraverso la messaggistica criptata, l’abuso dei social e i servizi di consegna a domicilio, come rileva l’ultima Relazione dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze-EMCDDA (relativa al 2021) che parla del subentro di almeno 46 nuove sostanze psicoattive “portando a 830 il numero totale di quelle monitorate” in un contesto in cui, causa pandemia, si è fatto “allarmante l’aumento dell’uso di benzodiazepine correlato all’incremento dei problemi di salute mentale durante il lockdown”. La poliassunzione continua ad aumentare, il consumo di cannabis è rimasto elevato, la cocaina è sempre diffusa e sempre più pura, ed è cresciuto il consumo di eroina.
Ansie e paure aggravate dal Covid – Dal suo osservatorio sui giovani (e sui loro educatori di riferimento, genitori, insegnanti, sacerdoti, allenatori sportivi…) l’associazione La Ricerca mette dunque in guardia dall’accettazione e dalla rassegnazione. All’esortazione a non arrendersi unisce la carica dell’azione, dell’esserci accanto a chi è in difficoltà. Come? Leggiamolo nel messaggio che il presidente della storica onlus, Enrico Corti, ha diffuso in prossimità della Giornata Onu contro la droga, messaggio che è stato pubblicato dal quotidiano locale Libertà (domenica 19 giugno 2022 a pag. 1 e con servizi a pag 14):
“Inutile nasconderlo: ci siamo abituati. Negli anni Ottanta i drogati erano o colpevoli o malati o emarginati e tanto si discuteva e si iniziava a sperimentare come riabilitarli, come individuarli, come definirli.
“Tanti i tentativi e le esperienze spesso pionieristiche di quegli anni, che anche da noi hanno originato il formarsi di associazioni – ricordiamo ancora con tanta riconoscenza don Giorgio Bosini – di comunità, di gruppi di matrice religiosa, di percorsi nuovi nel campo della psicologia, medicina, psichiatria con nuovo impatto da parte della sanità pubblica.
“Eppure quotidianamente qualcuno muore, qualcuno sequestra, qualcuno va al Sert o si rivolge ad un medico, ad uno psicologo, spera in un amico, in un prete, oppure tace e se la conta di farcela da solo. Le notizie di sequestro di quantitativi si ripetono, l’uso anche da parte del vicino di casa accettato, l’etica comune che le tollera adattata. Insomma abbiamo digerito e inserito nel nostro dna umano e sociale che la droga è tra di noi ed è accettata pur nella retorica della condanna.
“D’altra parte è la nostra società che fa da sfondo e origine a quell’abuso, perché invita quotidianamente a “drogarci” di notizie, consumi, cose, relazioni, soldi, virtualità pur di illuderci che tutto va bene, incolpando e scartando chi non si adegua, mentre è invece cresciuto l’uso di droghe, sempre più care e sofisticate alcune, sempre più a basso costo e quotidiane altre.
“Il 26 giugno è la giornata “contro” le droghe : ecco la parola “contro” raramente mi piace e a conti fatti è meno efficace della parola “per”, che meglio ci aiuta a non abituarci e a considerare la persona dipendente da droghe non come elemento statistico, ma come una persona incontrata a tu per tu, che ha bisogno quotidianamente di una stampella per stare meglio, non soffrire, lavorare con efficienza, dimenticare, esaltarsi, addormentarsi magari per sempre ….. insomma, per uscire da sé e diventare qualcun altro.
“Ecco, al di là di opinioni parapolitiche, di facili moralismi, di giudizi affrettati, di assuefazione al quotidiano uso e traffico di droghe, più che contro, vogliamo essere “per” la persona che si riconosce nella sua dimensione vera e cammina con le proprie qualità, verità, limiti senza dover esimersi dal cammino di crescita e ricerca che solo ci fa essere uomini con dignità nella libertà e solidali con i vicini.
“E’ una provocazione per la nostra comunità civile che facilmente produce categorie di persone scartate in nome di una morale pubblica più o meno condivisa o di una ingiustizia sociale consolidata tra categorie di persone.
“Ecco, per noi persone/scarto non ci sono, ma ogni persona ha pari dignità, che perde se si affida a sostanze che la illudono di stare bene. E il messaggio è per tutti, perché è sempre meno sotterraneo il desiderio di un nuovo umanesimo che ci faccia uscire da un diffuso senso di rancore, cattiveria, antagonismo, in vista di un senso del vivere più sereno e meno stressato e in fondo meno dipendente da sostanze.
“Noi de La Ricerca ci siamo e diciamo a tutti noi “buon lavoro”, perché tutti siamo attraversati dal desiderio e dal rischio di alienarci un po’.
“E rammentiamo che il buon lavoro oggi esige accoglienza, ma anche tanta professionalità e tempi lunghi, sia da parte di privati sia da parte del pubblico, perché la tentazione è di sostituire frettolosamente la dipendenza da droghe con altre dipendenze per assicurare e assicurarci che tutto va bene.
“I nostri servizi – accoglienza, automutuoaiuto, comunità doppia diagnosi, per mamme sole, terapeutiche, centri educativi e altro – ordinariamente gestiti in sussidiarietà con i servizi pubblici, ci convincono quotidianamente che riportare al centro di se stesso un uomo senza dipendere da sostanze esige ripercorrere vita e relazioni accompagnati da persone dedite e competenti.
“E buon lavoro anche alle Forze dell’Ordine – che ringraziamo – che si battono per sequestrare droga e individuare chi si arricchisce così, perché occorre anche tanto realismo e non accettare supinamente che il vicino di casa ….. faccia ciò che vuole”.
Enrico Corti – Presidente associazione La Ricerca Onlus