Il bene che non si dimentica e che può diventare contagioso è al centro di una bella storia che ci riguarda e che per la sua particolarità ha anche avuto un titolo di apertura della prima pagina del quotidiano “Libertà” di Piacenza. Protagonista un imprenditore che quand’era ragazzo, trent’anni fa, ha frequentato la comunità terapeutica La Vela di Justiano perché aveva problemi di dipendenza da sostanze. Ne è uscito e ora ha voluto dirci grazie. Come? Di seguito pubblichiamo il testo dell’articolo che lo spiega:
Il bene non si dimentica. Quasi sempre. E capita pure che il beneficiato anche a distanza di molto tempo voglia ricambiare. E’ successo ad esempio a un ex ragazzo – oggi cinquantenne padre di famiglia e imprenditore d’azienda – che trent’anni fa ha avuto bisogno di aiuto perché finito nelle spire della tossicodipendenza. La mano gli era stata tesa da Piacenza dall’associazione “La Ricerca”: lui, che per rispetto della privacy chiamiamo Mario, piacentino non è, perché è nato e cresciuto in una città della Lombardia. Era stato accolto in condizioni disperate nella comunità terapeutica “La Vela”, a Justiano, sulle alture di Vigolzone e Pontedellolio. La famiglia d’origine l’aveva cacciato di casa. “Ero totalmente perso nella dipendenza, in una situazione talmente pesante che non pensavo di riuscire a venirne fuori. Ci sono riuscito grazie a loro. E adesso, che finalmente posso permettermelo economicamente, ricambio. Ho aspettato fin troppo tempo – dice – ma ora sono giunto al punto della vita in cui si fanno i conti col passato. Mi sentivo in debito da tempo, ancor più adesso che sto bene, ho una famiglia bellissima, due figli, un lavoro che amo”.
I mesi trascorsi alla “Ricerca” in quei lontani primi anni Novanta lo avevano messo in salvo dai tentacoli degli stupefacenti e dal mondo che ruota attorno allo spaccio della droga: mesi di lotta, principalmente con quel se stesso che voleva scappare, lasciarsi andare, cedere alla paura di vivere e alla voglia di annebbiare la mente e placare le emozioni, una lotta portata avanti giorno dopo giorno, affiancato da esperti dell’ascolto, psicoterapeuti e volontari. Lo hanno stimolato e indotto a riscoprire la forza che aveva in sé. “Sa che cos’hanno di speciale in quella comunità? Ti fanno scavare a fondo dentro di te per capire che cosa non va e affrontarlo, impari a tirar fuori le tue risorse, t’insegnano il rispetto della propria persona e degli altri, il valore della sincerità, ad essere responsabile delle tue azioni, in una parola: a crescere”.
Entrato ragazzo borderline, Mario è uscito dalla comunità giovane uomo con un bagaglio di valori che gli sono tornati utili negli anni – “Mi hanno aiutato a trovare la via giusta” – lo hanno guidato anche quando è passato dall’altra parte, quella dell’adulto e genitore: “Il rispetto delle regole è tra le prime cose che cerco di trasmettere ai miei figli, fin da ora che sono ancora piccoli”. Non nasconde le preoccupazioni per il futuro che si prospetta davanti a loro: “Tra poco entreranno nell’adolescenza, e per i nuovi giovani questo mondo mi sembra ancor più complicato di prima, noi genitori dobbiamo stare molto all’erta senza essere invadenti, non stancandoci mai di cerca un dialogo. So da persone vicine a me che ora sempre più giovani si chiudono in se stessi, interrompono le relazioni, si isolano. Ecco, realtà come La Ricerca possono essere di grande aiuto anche in situazioni come questa, perché sa approcciare i giovani e le famiglie con uno stile molto umano e altamente educativo, che vale sempre e comunque, al di là delle problematiche legate alla tossicodipendenza”.
Nell’imminenza di Natale, la “Ricerca” ha ricevuto un bonifico anonimo. Qualche settimana dopo, ecco arrivare un’altra somma dallo stesso benefattore senza nome. Il desiderio di dirgli grazie ha spinto a cercarlo e la responsabile di Comunicazione e Fundraising dell’associazione, Itala Orlando, è riuscita a raggiungerlo telefonicamente: “E’ stato emozionante sentire le sue parole, ha detto una cosa potente: ho pensato che era giunto il momento di restituire un po’ di quello che avevo ricevuto”.
Sono tanti coloro che sono rimasti legati alla “Ricerca”. Un rapporto di affetto e gratitudine, come sottolinea il presidente Gian Luigi Rubini, ricordando la festa che l’associazione organizzò per i cinquant’anni di sacerdozio di don Giorgio: “Vennero da diverse parti d’Italia, non la volevano perdere per niente al mondo. Sono testimonianze, come il gesto di questi giorni, al di là dell’entità della cifra, che rappresentano per noi uno sprone a proseguire nel percorso intrapreso”.
(da Libertà del 30 gennaio 2022)