L’infettivologo Viale ai trent’anni della Pellegrina – Il vescovo: “Non ai marigini, sia la casa di tutti”
IN ALLEGATO LE PAGINE DEDICATE DAL QUOTIDIANO LIBERTA’ E ALCUNE TESTIMONIANZE
Un luogo di tutti. Dove poter crescere insieme: ospiti, operatori, volontari che a Casa Don Venturini hanno sperimentato (e sperimentano) la bellezza della solidarietà umana e delle relazioni autentiche. Le testimonianze si susseguono in questi giorni di celebrazioni per il trentennale della comunità di accoglienza per persone in hiv-aids voluta dalla diocesi di Piacenza-Bobbio come Opera Segno di Carità Cristiana. “Questa casa è stata la mia salvezza – dice Ettore (nome di fantasia) – qui mi hanno accolto dandomi fiducia, è diventata la mia famiglia”. E chi come lui è arrivato in condizione disperate, racconta “piano piano e con tanta fatica, in Pellegrina mi sono ripreso fisicamente. Ho tirato fuori tutta la forza che avevo, mi sono impegnato per stare bene…. E’ importante per me sentire che non sono abbandonato. Se sai di avere qualcuno che ti sta alle spalle vivi con più tranquillità, affronti le cose in maniera diversa e con meno paura”.
La Casa intitolata al compianto don Giuseppe Venturini ha lasciato il segno anche nella formazione di quei medici che nei primi anni Novanta erano in prima linea sul fronte di una malattia allora “temuta come la lebbra” come ha rimarcato il prof. Pierluigi Viale tra gli intervenuti (NELLA FOTO è il secondo da sinistra con gli infettivologi Alessandro Ruggieri e Daria Sacchini ) al convegno inaugurale organizzato da La Ricerca (che gestisce la Casa) e Caritas al Centro “Il Samaritano”. Allora primario al Malattie Infettive di Piacenza (affiancato proprio da Sacchini e Ruggieri), il prof. Viale oggi è docente alla Facoltà di Medicina di Bologna dove è responsabile dell’Infettivologia del Sant’Orsola: “Quelli furono anni determinanti per la mia formazione, bisogna stare vicino ai pazienti sempre con umanità, ancor più quando sai che sono inguaribili. Mai considerare l’incurabile come un malato perso”.
Trent’anni di vissuti, di lotte e battaglie vinte contro il virus e contro paure e pregiudizi, all’inizio anche tanto dolore per le continue morti – “ne perdemmo nove in un anno” ha ricordato Daniela Scrollavezza, prima responsabile della casa – poi grazie alle cure i primi spiragli di speranza e via via l’ombra cupa della morte sempre più lontana, speranza che negli anni Duemila – Ingrid Salinas subentrata alla guida della Pellegrina (NELLA FOTO in primo piano a sinistra in basso) – trovava concretezza nell’avvio di esperienze di ripresa, gli appartamenti dell’autonomia, gli interventi educativi mirati ad accompagnare i malati riabilitati a ritornare a vivere nella normalità. Fino all’oggi caratterizzato dalla cronicità, “cronicità – è la puntualizzazione di Francesca Sali, attuale responsabile di Casa Don Venturini (NELLA FOTO durante l’intervento al Samaritano e alla Fiaccolata) – che però non va vista con un’accezione negativa, qui non viene vissuta come una condanna, perché siamo riusciti a trasformare questa casa in un luogo bello, sereno, dove anche quando si riprendono e stanno meglio, gli ospiti non desiderano di andarsene perché hanno piacere a starci. Un piacere e un amore per la vita che trasmettono molto bene, questo sì che è contagioso, lo verifichiamo di continuo, quando incontriamo i giovani delle parrocchie, gli studenti, le famiglie che partecipano alle nostre serate di musica, al karaoke, alle cene”.
E le occasioni di incontro non mancheranno nelle settimane che seguono. L’intento è quello di coinvolgere sempre più persone di far diventare sempre di più la Pellegrina “la casa di tutti”, obiettivo che è naturalmente anche negli intenti di chi guida la comunità ecclesiale piacentina. “Per rendere viva questa Opera Segno – è la sollecitazione del vescovo Adriano Cevolotto – occorre vivacizzarla, dobbiamo interrogarci sul come e impegnarci a farlo”. Intenti che trovano piena sintonia nell’impegno costante della “Ricerca” (il presidente Enrico Corti (NELLA FOTO primo da sinistra accanto a viale): “La Pellegrina è un luogo di confine, che ci offre la possibilità di incontrare le persone scartate, persone che rivelano una saggezza e una sapienza sulla vita che ci aiuta a capire anche tanto di noi, delle nostre stesse vite. Ci aiuta a ritrovare il senso delle nostre scelte, la direzione del nostro agire come singoli e come associazione, perché ci tiene svegli in un presente dove sono gli indicatori economici a influenzare politiche e vita sociale, con il rischio di farci perdere la bussola al punto di non riuscire ad intercettare più i veri bisogni, e alla lunga di moltiplicare pure i costi in termini finanziari e sociali a fronte degli effetti devastanti che si hanno se i problemi non vengono affrontati in tempo”…) e della Caritas diocesana (il direttore Mario Idda: “Continueremo a sensibilizzare le nostre comunità cristiane affinché l’esperienza di ‘Casa Don Venturini’ venga vissuta come una opportunità per rinvigorire l’attività pastorale. Oggi più che mai abbiamo la necessità di stare accanto alle persone che vivono in questa casa, che oltre alla cura in senso sanitario, hanno bisogno primario di sentirsi parte viva di una comunità, che se ne prende cura e non li lascia soli nella loro fragilità. Questa è la direzione in cui vorremmo camminare, sostenuti e accompagnati dal nostro vescovo Adriano e dall’impegno della nostra Chiesa ed in particolare di tutte le nostre comunità diocesane che l’hanno voluta, accompagnata e sostenuta nel tempo”).
Prossimo appuntamento domenica 11 giugno in vigna: nel pomeriggio sarà offerta una merenda nel vigneto della Pellegrina, con giochi, danze e fiabe animate (ingresso dalla corte di Strada Agazzana 68).
Secondo weekend di settembre musica live: sabato 9 si esibirà la Catastrofic Band, domenica 10 terza edizione del Pellegrina Music Contest.
Domenica 29 ottobre pomeriggio danzante rivolto con un’attenzione particolare agli anziani.
Venerdì 1 dicembre, Giornata mondiale di lotta all’aids, chiusura delle celebrazioni con Pietro Galizzi in concerto: “Abbiamo ancora musica nel cuore… Una storia che continua”.