Mentre insegnava dai banchi sono partiti pallini di gomma, sparati con una pistola, che l’anno colpita vicino agli occhi. Appena successo, la scena è finita in un video diffuso sui social. Lei, professoressa di scienze in una scuola superiore di Rovigo, è ancora scossa e in un’intervista al “Corriere della Sera” dice che i ragazzi le fanno paura nonostante molti le abbiano fatto sentire la loro vicinanza. Ha denunciato tutta la classe. “Così finalmente qualcuno si occuperà di andare a parlare con ognuno di loro, qualcuno dovrà far loro capire che hanno sbagliato: ha sbagliato chi ha sparato, ha sbagliato chi si è messo sotto l’ala protettrice dei violenti”.
L’episodio riporta ancora una volta il dibattito su scuola, giovani, famiglie. E su inquietudini, intolleranza, violenza, responsabilità. “È sugli studenti che si deve accendere un faro, e anche sui genitori che prendono le distanze da quello che avviene in classe. Come se quello che accade a scuola fosse completamente scollegato dalla loro quotidianità. Ho ricevuto scuse solo da un genitore: dove sono tutti gli altri?” afferma l’insegnante.
Dal fatto sono passati tre mesi, la docente dice che nessuno le ha chiesto scusa, anzi qualche studente l’ha rimproverata di non essere in grado di tenere tranquilla la classe “quasi che la colpa di quello che è successo fosse mia”. Gli insegnanti le hanno manifestato solidarietà raccontandole a loro volta “disavventure con studenti maleducati”.
“Ai ragazzi che mi hanno colpita – continua nell’intervista – interessava solo fare il video e condividerlo, non gli interessava nient’altro, quella dei cellulari è una questione che va affrontata con coraggio da parte delle famiglie, sono tanti i ragazzi che passano pomeriggi interi sui social, sono soli, quella è la loro compagnia, e non va bene così”. Ha ricacciato il pensiero di lasciare la scuola – “Non posso darla vinta a quei genitori” – e di restare per combattere e per quei ragazzi “comprensivi, che mi vedono cambiata, e stanno cercando di tirarmi su”. “Saranno loro a salvarmi” conclude.