Irrequietezza e iperattività in aula, difficoltà di attenzione e concentrazione, ansia e stress, difficoltà nel saper collaborare in classe sono le più frequenti. A queste si associano un generale abbassamento del rendimento scolastico, più disinteresse, ma anche un aumento delle disabilità certificate. E si arriva a casi più gravi, con i disturbi alimentari, gli atti di autolesionismo. La dipendenza dal cellulare provoca poi una diminuzione della capacità di riflessione e di relazionarsi e sperimentare emozioni.
Questo il quadro tracciato da Giovanna Maria Fagnani in un articolo su “Il Corriere della Sera” basato sullo studio “Il disagio psicologico dei bambini e adolescenti post pandemia. I bisogni emersi e la risposta dei Comuni”, realizzata da Fondazione The Bridge in collaborazione con Ifel – Fondazione Anci ad un anno e mezzo dal rientro in classe dopo il Covid.
Per rispondere a questa richiesta d’aiuto, l’82 per cento delle scuole ha attivato o potenziato il proprio sportello psicologico. A Milano, città con 250 scuole, 91 mila studenti di cui il 24 per cento di origine straniera, e il 7 per cento disabili (in aumento dell’8 per cento ogni anno) e con 600 minori stranieri non accompagnati, si lavora in particolare sulla prevenzione della dispersione scolastica.
Cosa suggeriscono i professori? Agli istituti di promuovere una scuola più educativa e meno competitiva, per superare lo scollamento con la realtà. Ai Comuni e alle istituzioni chiedono di sostenere le famiglie con percorsi per comprendere un mondo che si è trasformato e di aprire più spazi pubblici per i bambini.