“Riabilitazione dipendenze”. Si chiama così la struttura di Rivolta d’Adda (Cremona) dell’Asst Crema che dispone di letti, ambulatorio e gruppi di psicoterapia che segue tra pazienti e familiari un centinaio di persone. Tante storie. Passato di dolore, futuro con bagliori di speranza. Ne parla Sara Bettoni su “Il Corriere della Sera” del 21 dicembre 2022. C’è Riccardo, oggi 33 anni, che ha incontrato la droga a 16 anni sotto forma di canne. “All’inizio ti sembra un’ancora di salvezza dai problemi, ma poi le parti si invertono. Sostanze sempre più pesanti, fino alla cocaina. Ero arrivato a consumarne uno o due grammi al giorno. Ero sempre al verde”.
La struttura vuole assomigliare per quanto possibile ad una casa. Come sottolinea l’articolo, medici, infermieri, psicologi e operatori puntano molto su lavoro di gruppo e psicoterapia ma è fondamentale anche ripartire dalle basi, dal recupero delle abitudini quotidiane: rifare il letto, riordinare, ecc. Nessun cellulare, ci sono paio di telefoni pubblici per rieducare alla comunicazione lenta e sana. Dopo la degenza, i pazienti possono continuare il percorso nei mini-appartamenti (8 posti) e trovare un mestiere, come Riccardo che lavora in un’attività commerciale. ”Il momento più difficile è stato anche il più bello — ricorda —. Ero arrivato da tre mesi, non ero d’accordo con l’attività proposta. In realtà, volevo drogarmi. Abbiamo discusso, sono andato via”. E’ tornato. “Ho dovuto affrontare un colloquio. Mi hanno detto che non mi avrebbero più accettato se fosse ricapitato. Ho capito di essere un privilegiato”. “Spesso le dipendenze — spiega nell’articolo il direttore Paolo Marzorati — si presentano associate: alcol, coca, gioco d’azzardo, farmaci. Due terzi dei pazienti hanno disturbi psichiatrici”. A causa della chiusura di tanti servizi territoriali e della scarsità di personale (2 medici, 10 infermieri 3 psicologi e 5 educatori) c’è un problema di sovraccarico. Sono 400 le nuove richieste d’aiuto all’anno, a cui si sommano 200 domande di orientamento. Sono stati organizzati anche cinque gruppi ambulatoriali e un gruppo multi-familiare settimanale con oltre 70 pazienti e parenti. “Con le attività cerchiamo di stimolare le stesse aree cerebrali su cui agiscono le sostanze — dice Marzorati —, è un modello oneroso, ma efficace. Certo, le persone devono scegliere di cambiare”.