L’associazione La Ricerca scende in campo in aiuto ai giovani ritirati sociali, i cosiddetti “hikikomori”, ragazzi e ragazze che si autoescludono dal mondo, da ogni tipo di rapporto sociale, anche dalla famiglia di appartenenza. Un fenomeno (collegato anche al rischio di ritiro e di dispersione scolastica) che l’isolamento forzato da Covid ha sicuramente peggiorato, come confermano segnalazioni di genitori, insegnanti, educatori, sacerdoti, operatori La Ricerca presenti negli sportelli d’ascolto nelle scuole. Diverse le azioni previste dal progetto – che si chiama Exit – studiato e realizzato ad hoc insieme alla cooperativa socioeducativa L’Arco e che si è aggiudicato il bando di attuazione lanciato dal Comune di Piacenza con uno stanziamento di circa 83mila euro.
Ritirati e a rischio – Il progetto è rivolto a ragazzi e ragazze dagli 11 ai 18 anni di età (tutti, secondo le disposizioni del bando comunale devono risiedere a Piacenza) e ai loro familiari: sono previsti colloqui individuali e momenti di training che ne “risveglino” le abilità sociali, anche con laboratori creativi e attività da progettare insieme e confronti per un uso consapevole delle tecnologie.
Avviata la fase di ricognizione – Compiuti i primi “passi di avvicinamento” con la promozione del progetto nei vari ambiti educativi e istituzionali (Servizi sociali, Centro Famiglie del Comune, scuole, parrocchie, ambienti sportivi, squadre giovanili di calcio…) si procede con l’avvio della mappatura del fenomeno, fase questa in cui La Ricerca e L’Arco saranno affiancate da studiosi di “CODICI Ricerca e Intervento” in un “World Cafè”, un percorso di ricognizione condiviso che si propone di ricostruire le “filiere organizzative” dei servizi territoriali operanti in almeno tre ambiti – servizi scolastici, servizi socio-sanitari, servizi del tempo libero – facendo leva sui relativi portatori di conoscenze o esperienze specifiche, dagli allenatori di calcio ai sacerdoti, dagli insegnanti agli operatori sociali e dei centri di aggregazione giovanile
Le azioni di Progetto Exit – Saranno attivati gruppi psico-educativi e in parallelo momenti di consulenza psicologica e pedagogica per i genitori su problematiche specifiche e mediazione in caso di conflitto familiare, e percorsi di formazione per genitori (a cui sarà dato supporto fornendo anche con nozioni legate all’uso delle tecnologie digitali), insegnanti, operatori sociali e sanitari, medici di base, pediatri. E’ previsto anche un contatto telefonico dedicato 378.3031649 o via email: exitpiacenza@gmail.com
Coordinatrici di Progetto Exit sono la psicologa Paola Marcinnò (per La Ricerca) e Monica Francani per L’Arco. Sempre La Ricerca vede impegnati nel progetto Fausta Fagnoni (che sul tema si è formata insieme a Paola Marcinnò con un master al Minotauro di Milano e un visiting al Gemelli di Roma) e Mauro Madama come coordinatore istituzionale.
Disagio “semi-leggero” e povertà educativa – Sono definite “semi-leggere” le forme di disagio in cui si trovano a vivere decine di famiglie piacentine. Nel 2021 i Servizi Sociali del Comune di Piacenza ne hanno prese in carico altre 43 su un totale di 300 nuclei intercettati. Non sono afflitte solo da problemi di natura economica, ma anche da povertà educativa che spesso è causa nei figli di un disagio relazionale che può sfociare in abbandono scolastico: da qui il rischio di un vero e proprio ritiro sociale da parte dei giovani coinvolti e che potranno essere intercettati grazie anche al nuovo progetto voluto proprio per contrastare e prevenire questi fenomeni di emarginazione presentato ieri in conferenza stampa in Municipio (intervenuti l’assessore comunale ai Servizi Sociali Federica Sgorbati, il coordinatore istituzionale del progetto Exit Mauro Madama, responsabile dei servizi e del personale de La Ricerca, e il direttore della cooperativa L’Arco, Stefano Sandalo).