Più di quattromila contatti. E’ quanto ha ottenuto la campagna “Io ci metto la faccia contro l’aids” lanciata da casa “Don Venturini” il primo dicembre, Giornata mondiale contro l’aids. Un successo. L’ennesimo che puntualmente arriva quando ospiti e volontari della struttura di accoglienza scendono in campo con iniziative di sensibilizzazione e informazione. Questa volta, in questo tempo drammatico di emergenza sanitaria, hanno ribadito a gran voce: “Ho scelto di vivere”. E lo hanno fatto attraverso i social, raccontandosi con brevi pensieri in video. La prima a comparire sulla pagina Instagram della Pellegrina è stata Federica, dolcissima e determinata: “Io ci metto la faccia contro l’aids perché amo troppo la vita e odio qualsiasi tipo di pregiudizio”.
L’intento era quello di stimolare riflessioni, raccogliere condivisioni, aprire nuove occasioni di dialogo e vicinanza con quanti, come chi abita in questa casa accoglienza alle porte di Piacenza, ogni giorno scelgono la vita. Nel video “corale” si presentano scuotendo un nastro rosso, simbolo appunto, della lotta allo stigma e ad ogni forma di discriminazione. Col gesto metaforico che sta per “scuotere le coscienze”, dichiarano e chiedono: “La diagnosi di hiv ci ha fatto paura, ci ha stordito, ci avrebbe potuto annientare ma abbiamo scelto di vivere. Contro lo stigma, contro la discriminazione, per la prevenzione noi ci mettiamo la faccia, ce la metti anche tu?”.
Fin dalle prime ore del mattino ecco comparire commenti, foto, video di chi si aggrega prendendo posizione contro l’aids mettendoci la faccia. Sia su Instagram sia su Facebook. Via via crescono i like e le condivisioni. Tra i nuovi amici della Pelle, il giovane influencer piacentino Raffaele Capperi affianca la campagna postando un video a sostegno della prevenzione e lotta all’aids, e raccoglie 1.338 visualizzazioni su Instagram e 1390 like (oltre a 54 commenti e 34 condivisioni) sulla pagina Facebook. Quelli di Casa don Venturini superano i 1330 su Facebook e i 1580 su Instagram.
Ventisei anni, di Monticelli d’Ongina, Raffaele Capperi è afflitto dalla sindrome di Treacher Collins, malattia congenita dello sviluppo craniofacciale “che provoca malformazione al viso, problemi di respirazione e udito ma non mina l’attività cerebrale” come ha sottolineato all’intenso incontro in video-chat aveva avuto pochi giorni prima del “Word day aids” con ospiti, operatori e volontari della Pellegrina. Vittima fin da bambino di atti di bullismo, a un certo punto della sua vita ha dato un colpo d’ali reagendo a tanta cattiveria, mettendoci, appunto, la faccia: “Tante persone da piccoli finiscono vittime dei bulli, figuratevi chi ha delle disabilità. Insulti, cattiverie, offese: sono stato preso in giro da coetanei e adulti e ancora subisco attacchi. Mi hanno chiamato mostro e alieno, ridendo alle mie spalle. Da piccolo tenevo tutto dentro per non dare dispiacere ai miei genitori. E sbagliavo, perché invece quando ti capitano queste cose devi dirlo, farti aiutare da chi ti vuole bene, e io ho una famiglia che mi adora, mamma e papà si sono battuti con me per farmi vivere una vita comunque serena e tranquilla. Ho dovuto affrontare diversi interventi chirurgici e non è ancora finita”.
La sua battaglia online continua ogni giorno, anche al fianco delle donne per spingerle a reagire ai soprusi. Lo fa dall’alto della sua esperienza: “Ho sempre cercato di ascoltare il mio cuore, questa malattia mi ha fatto capire tante cose, che bisogna accettarsi per come si è, che non bisogna restare indifferenti di fronte alle ingiustizie, che bisogna combattere la violenza non con la violenza, ma con l’umanità, con la gentilezza”. Ed anche nel “Word day aids” si schiera contro paure infondate e pregiudizi: “…E per tutte le persone “ignoranti” ricordiamoci che stando vicino o baciando una persona positiva all’aids/hiv noi non lo contrattiamo, quindi basta discriminazione e violenza nei confronti delle persone affette da questa malattia”.