Si sta muovendo qualcosa per il riconoscimento legislativo dei cosiddetti caregiver, cioè persone che si prendono cura in maniera gratuita e non professionale di un familiare in condizioni di non autosufficienza a causa di una malattia o una disabilità. L’Italia non prevede infatti alcuna protezione sociale a differenza di altri Paesi europei. Il Fondo istituito con la legge 205 del 2017 (legge di bilancio 2018) è stato sbloccato ed i caregiver potrebbero aver quel riconoscimento che il loro ruolo, fondamentale in chiave assistenziale, merita.
Alle Regioni sono stati distribuiti circa 68 milioni di euro per gli anni 2018, 2019 e 2020 e saranno assegnati in via prioritaria a coloro che si occupano di persone con disabilità gravissima o che non hanno avuto accesso alle strutture residenziali a causa delle misure anticovid, e ai percorsi di accompagnamento finalizzati al ricongiungimento del caregiver con l’assistito. Il provvedimento di riconoscimento che ha iniziato il suo iter legislativo è attualmente in commissione lavoro del Senato. Prevede tre anni di contributi figurativi riferiti al periodo di assistenza, equiparati a quelli da lavoro domestico, che vanno sommati eventualmente ai contributi da lavoro già versati. Inoltre introduce l’affiancamento o sostituzioni temporanee di operatori socio-sanitari, una tessera identificativa che dà la precedenza nel disbrigo di pratiche amministrative a favore suo o dell’assistito, visite e prestazioni specialistiche a domicilio, il diritto di rimodulare l’orario lavorativo scegliendo anche la sede più vicina o la modalità agile e, infine, detrazioni fiscali per le spese legate all’assistenza.
L’Emilia Romagna già nel 2014 ha adottato norme in materia tra cui assegni di cura e interventi per l’adattamento domestico, accordi con i datori di lavoro per una maggior flessibilità oraria conciliante le esigenze di cura, supporto psicologico e valutazione del rischio di burnout, collaborazione dei servizi sociali e sanitari nell’attività di assistenza, formazione e informazione, visite specialistiche a domicilio nei casi di difficoltà di spostamento dell’assistito, una carta identificativa per facilitare l’accesso dei caregiver ai servizi, e agevolazioni per gli studenti universitari che seguono un parente invalido.