“Non siamo a chiedere l’elemosina, come spesso si fanno passare tutte le richieste di interventi, per noi seri ed urgentissimi, nel mondo del disagio e delle dipendenze”. Così inizia una lettera aperta che, attraverso il “Corriere della Sera” del 10 settembre, don Antonio Mazzi ha rivolto al governo facendosi portavoce delle comunità terapeutiche.
Così prosegue: “Nel mezzogiorno d’Italia sono più di tre milioni gli adolescenti che soffrono su tutti i fronti. In Italia oggigiorno sono circa 512.315 gli adolescenti che vivono in condizioni di disagio psichico, di educazione primaria insufficiente e di malattie gastrointestinali. La tossicodipendenza, nel primo semestre del 2022 è aumentata del 56,9% rispetto ai dati dell’anno precedente. Il bullismo e la malavita locale batte tutte le percentuali. Nel contempo la inflazione è arrivata all’8,5%. Dopo queste cifre, dobbiamo solo aggiungere che questo problema così dilaniante non è per nulla presente nei piani governativi”.
Afferma la lettera: “Il sociale esiste solo quando esplode e quando registra misfatti che fanno arrossire anche i protagonisti del malessere. Le nostre comunità vivono ancora di diarie e di stipendi umilianti. Manchiamo di personale e quello che sta vivendo queste realtà è distrutto dalla fatica e dai casi sempre più numerosi e difficili da interpretare e quindi da rieducare. Il nostro appello non può essere sottovalutato, perché oltre che parlare di diritti e di dignità, dovrebbe essere presente nei primi provvedimenti governativi. In una Repubblica democratica le persone fragili non dovrebbero essere davanti ai palazzi delle istituzioni, perché ultimi e mal assistiti”.
Don Mazzi elenca le misure più urgenti da adottare: “Perciò gli interventi non solo devono essere urgenti, ma mirati e immediati. La conferenza di Genova ha, ancora una volta, moltiplicato le chiacchere, si è soffermata su interventi secondari, e non ha ascoltato l’appello delle comunità.
Perciò le nostre richieste, già più volte ripetute sono quattro:
– che le comunità siano non solo terapeutiche ma anche educative e rieducative;
– la revisione degli stipendi degli operatori e delle diarie dei ragazzi;
– l’apertura a figure professionali più varie e più adeguate alle nuove tipologie dei disagi;
– la revisione di tutte le norme burocratiche, ferme a decine di anni fa e alle vecchie tipologie di dipendenza.
L’appello è ancora una volta, nel segno della speranza, del coraggio e della voglia che la nostra Italia divenga un paese più civile”.