“Senz’altro i ragazzi che entrano in carcere hanno forme di disagio che non sono state prese in carico fuori e sono sfociate nel reato. Quasi sempre minori con un alto livello di analfabetizzazione, marginalità sociale, frustrazione e rabbia, con famiglie fragili, giovani, che fanno fatica ad avere un ruolo educativo e avrebbero bisogno di un aiuto alla genitorialità. Il carcere può intervenire fino a un certo punto. La giustizia minorile deve essere, ed è, anche giustizia di comunità. Potenziare le risposte di prevenzione, sostegno e integrazione sul territorio è un obiettivo sociale, più che penale, che va perseguito con forte determinazione”.
E’ quanto afferma Gianluca Guida, direttore dell’Istituto penale per minorenni Nisida di Napoli, una delle voci che, in un articolo di Chiara Daina su “Buone Notizie” de “Il Corriere della Sera”, traccia un quadro (sconfortante) di minori e carcere. Sono sempre di più gli adolescenti che finiscono in strutture detentive. “Oggi riscontriamo sovraffollamento e un diffuso malessere psicofisico” fa presente Michele Miravalle, coordinatore nazionale dell’Osservatorio sulle carceri dell’associazione “Antigone”. Aggiunge: “I giudici, anche quando disposti a concedere percorsi alternativi sul territorio, si scontrano sempre più spesso conl’oggettiva difficoltà di collocare i ragazzi con misure penali nelle comunità, perché sono più problematici da gestire. E le strutture, quasi tutte private, tendono a selezionare i casi inviati dai servizi sociali. Il decreto Caivano (che ha esteso ai minori dai 14 anni l’arresto in flagranza e la custodia cautelare in carcere per delitti non colposi -ndr) aumentando le pene e le fattispecie di reati per i minori, rende più difficile farli uscire dal carcere e complica ulteriormente l’inserimento in comunità. Tutti fattori che, sommati, rischiano di travolgere il sistema minorile”.
L’articolo di “Buone Notizie” fornisce alcuni dati significativi: gli ingressi di ragazzi in carcere del 2023 sono stati 1143, più di quelli del 2022. Sono aumentati del 37,4% i detenuti per violazione della legge sugli stupefacenti con larga prevalenza dei minorenni, al 61%, sui maggiorenni, percentuale che inverte la tendenza dello stesso periodo negli anni 2023-2020. Sono sempre di più i ragazzi che con disagi psichici, disturbi del comportamento e problemi di abuso di psicofarmaci. La spesa interna a persona per gli antipsicotici, secondo un’indagine di Altroconsumo e Antigone, è cresciuta in media del 30% tra il 2021 e 2022.
La messa alla prova, cioè la sospensione del processo e l’avvio del minore verso un progetto educativo, è esclusa per i reati più gravi come omicidio, violenza e rapina aggravati. Per “Antigone” le nuove disposizioni hanno fatto fare dei passi indietro alla giustizia minorile. “Dà priorità alla punizione e non all’educazione, all’opposto del codice di procedura penale minorile del 1988: un modello virtuoso che è stato di riferimento in tutta Europa”.