Come fa a parlare di Dio a giovani inebetiti dalla droga, dal consumismo, dai social? “Si parla di Dio parlando bene dell’uomo. È che noi parliamo male dell’uomo e quindi anche di Dio”. Don Antonio Mazzi, 93 anni, in un’intervista di Stefano Lorenzetto al “Corriere della Sera”, afferma di non sentirsi vecchio e parla di sé, della sua infanzia e della sua adolescenza, della sua vocazione, della Chiesa e dei sacerdoti. E dei giovani e del loro disagio. Abbiamo estratto domande e risposte che riguardano soprattutto loro. Cominciando da ciò che don Mazzi ha chiesto al Papa in un recente incontro, cioè di “istituire la Giornata degli adolescenti e di scrivere una lettera ai padri. Non mi ha risposto né sì né no. Ma lo sguardo parlava da sé”.
Ragazzi e social
A che età metterebbe in mano uno smartphone ad un ragazzo?
“Quando me lo chiede”
Quindi anche a 10 anni?
“Glielo darei. Gli spiegherei come usarlo. Così come gli insegnerei ad andare in bici”.
Dalla bici non esce il porno.
“Meglio la bici, concordo. Il sesso non è un gioco. Non accetto che diventi un vizio”.
Giovani e droga
Che cosa la rende nervoso?
“Le situazioni dei ragazzi”.
Tollera le droghe leggere?
“Non esistono. Gli spinelli sono totalmente diversi rispetto a 20 anni fa. Distruggono. Perciò sono contrario”.
In che differisce il metodo Mazzi dal metodo Muccioli?
“Vincenzo era un grand’uomo. Ragionava così: piuttosto che si perdano, li rinchiudo a San Patrignano. Io invece ho sempre lasciato le porte aperte. Se vuoi andartene, va’. Conta di più la vita o la libertà? Grande domanda, eh!”.
Peccati, emergenze, benessere
Qual è il peggior peccato?
“La disperazione”.
Oggi l’emergenza qual è?
“La superficialità”.
Da dove nasce?
“Dal benessere”.
Il malessere del benessere.
“Il peggiore dei malesseri. La società del benessere non sarà mai né bella né buona”.
Gli italiani non fanno figli.
“È un Paese di egoisti. Un figlio non è come portarsi a casa un cane, richiede infinita pazienza. Ma non metterlo al mondo attiene più alla paura che alla cattiveria”.