“Caro don Giorgio, ci manchi”. Con queste parole il presidente della Ricerca, Gian Luigi Rubini ha iniziato a parlare idealmente al fondatore dell’associazione al termine della messa di suffragio celebrata il 16 marzo scorso a due anni dalla sua scomparsa. In una San Giuseppe Operaio piena di di gente che non ha voluto mancare al ricordo corale (presenti tra gli altri il presidente esecutivo della Banca di Piacenza Corrado Sforza Fogliani e l’assessore ai servizi sociali del Comune di Piacenza Federica Sgorbati; concelebranti il parroco don Federico Tagliaferri e l’assistente spirituale della storica onlus piacentina, don Alessandro Ponticelli) si avvertiva ancora fortissimo l’afflato di amore e riconoscenza per questo sacerdote che non voleva essere definito “carismatico”, ma che carismatico lo era per davvero. Rubini ne ha rimarcato la grandezza dell’umiltà, la capacità di ascolto con l’intelligenza della mente e del cuore, “quel dare sostegno che aiuta a tirar fuori le risorse di ognuno di noi anche nei momenti più difficili e bui della vita”. E rivolgendosi sempre direttamente a lui: “Crediamo nel messaggio che ci hai lasciato e ci stiamo impegnando a proseguire nel segno che hai tracciato”. Incoraggianti in questo senso le parole commosse e riconoscenti di una mamma, una tra i tanti genitori di giovani liberati dalla tossicodipendenza, che ha voluto dire “Grazie, don Giorgio e grazie La Ricerca”.
“Don Giorgio ha lasciato un grande vuoto nella Chiesa”, ha rimarcato don Tagliaferri nell’omelia, aggiungendo quando credesse nella vita e nell’uomo, nell’alleanza tra le persone che ogni giorno lavorano insieme per gli stessi valori.
Don Giorgio “vicino” alla gente, ai sofferenti, “prossimo” nel senso più vero della parola, ma anche coscienza critica di un’intera comunità come quella piacentina che gli ha riconosciuto il titolo di cittadino benemerito. Come viene ricordato in un articolo pubblicato da “Libertà” (“Caro Don Giorgio, camminiamo sulla strada che hai tracciato”, 18 marzo 2022, pag. 20), di cui riportiamo in corsivo un estratto: Quando nel 2017 in Sant’Ilario l’allora sindaco Paolo Dosi consegnò nelle sue mani la targa della benemerenza per “Piacenza città primogenita d’Italia” lui timidamente sorrise e dopo parole di ringraziamento in cui volle innanzitutto condividere il riconoscimento “con i tanti che mi sono stati vicini. Senza di loro avrei potuto fare ben poco”, ritornò indietro agli anni di fondazione dell’associazione La Ricerca – a una storica riunione in Prefettura convocata a fronte dell’emergenza-droga – per ricollegarsi all’oggi: “Alle istituzioni chiedo di recuperare la consapevolezza e l’impegno di quella riunione in Prefettura poiché i dati ci urlano drammaticamente che il malessere dei giovani trova ancora rifugio nella droga e nell’alcol. Le regole sono giuste ma non devono generare un eccesso di burocrazia che finisce con il prevalere su gli obiettivi dell’accoglienza e del prendersi cura. A quanti operano sul fronte del disagio voglio dire che Progetto Uomo (metodo e modus operandi adottato dalla Ricerca, ndr) aveva come punto di partenza la persona che soffre e si affida ad una soluzione sbagliata. Droga, alcol o gioco che sia. I farmaci, che pur rientrano in certi casi nella terapia, non devono diventare lo strumento principale di cura. Danno risultati sì, ma non bastano mentre noi dobbiamo porre al centro la persona nel suo complesso, andare all’origine del suo malessere, aiutarla mettendoci al suo fianco”. Il pubblico che gremiva l’auditorium si alzò in un’appassionata standing ovation. Seguirono 5 minuti di applausi, o forse più…sembravano interminabili.
Le Figlie di Sant’Anna lo ricordano ogni 16 del mese – Quella in San Giuseppe Operaio non è stata l’unica funzione in memoria di don Giorgio Bosini: un’altra messa è stata celebrata dai Figli di Sant’Anna nella chiesa di Santa Rita e un’altra ancora nella casa madre delle Figlie di Sant’Anna dove don Bosini è stato cappellano per trent’anni: qui le suore lo ricordano con una funzione mattutina il giorno 16 di ogni mese.
IL RICORDO DI MONS. LUCIANO MONARI Don Giorgio Bosini, un sacerdote di grande umanità e carisma che colpiva per quella sua forte “dedizione senza riserve al servizio della Carità, agli emarginati, ai rifiutati, alle persone più fragili come i malati di aids. Non c’erano altre attività, altri interessi che lo coinvolgessero così tanto. Segno che l’amore ce l’aveva dentro”. Lo ha evidenziato mons. Luciano Monari, vescovo di Piacenza-Bobbio nel decennio 1995-2007, in un’intervista rilasciata per il quotidiano “Libertà” di Piacenza in occasione del secondo anniversario della scomparsa del nostro fondatore .
Nella pagina dedicata sono pubblicate anche alcune riflessioni che don Bosini si appuntò quando era stato posto alla presidenza della Fondazione Madonna della Bomba-Scalabrini: pensieri di grande attualità, che parlano di amore quando parlano di accoglienza e cura delle persone anziane e che ci richiamano alla dedizione più autentica che non deve chiedere nulla in cambio: “Non dobbiamo agire per “fare delle cose”, per avere successo o ottenere risultati, ma per diventare nuovi insieme e far crescere delle persone che restano “vive” grazie a chi sta loro accanto”.
Copia della pagina pubblicata da Libertà il 9 marzo 2022: