Il covid ci ha isolati. Per disposizioni sanitarie (sacrosante) e per paura. E’ venuto meno il naturale senso di comunità, senso che racchiude un’esigenza fondamentale per il benessere di tutti, indipendentemente dall’età. Ci siamo sentiti e ci sentiamo tutti un po’ più soli, distanti (e distanziati), insicuri, impauriti. Per i genitori l’impossibilità di entrare nelle scuole dei figli, di incontrarsi fisicamente con altre famiglie, è stata sicuramente un elemento di fatica e disorientamento. E così per i figli il dover abbandonare molte delle attività aggregative, conviviali, sportive, e vivere costantemente con la paura del virus e della quarantena. Non ne siamo ancora usciti, anche se gli sforzi compiuti ci hanno permesso di ritornare a una dimensione di quasi normalità, ma l’isolamento e la solitudine sono ancora molto forti.
Per restituire il senso di comunità sono state realizzate diverse iniziative a livello nazionale e locale. Tra queste il progetto “Genitori&Figli” del Gruppo Abele per rispondere al bisogno di vicinanza, di reciprocità. Il progetto si traduce in serate che permettono alle famiglie, con attività diverse a seconda delle esigenze e delle fasce d’età, di incontrarsi con altri genitori e altri figli in uno spazio pubblico. Uno spazio che vuole alleviare la fatica e la solitudine delle famiglie, riproponendo degli incontri in presenza, con tutte le precauzioni che oggi sono indispensabili, ma anche con la consapevolezza che è possibile ritornare a praticare le relazioni. Uno spazio collettivo in cui prendersi cura di se stessi e dei propri figli, riscoprendo il senso delle proprie fatiche quotidiane e guardando insieme al futuro.
Gli incontri nascono attorno alla discussione su temi quali “I pericoli di internet: quello che gli adulti dovrebbero sapere” con agenti della polizia municipale – secondo una recente ricerca il 79% degli adolescenti tra gli 11 e i 18 anni trascorre più di 4 ore al giorno sui social, vale a dire 28 ore settimanali, 120 al mese, due mesi l’anno; per i genitori diventa difficile dare delle regole; a volte sono poco chiari i rischi del mondo digitale, ma anche tutte le implicazioni dell’esposizione a internet sul sonno, l’attenzione, la creatività, il valore dell’amicizia… – e “Storie di giovani e adolescenti: con il lockdown cosa abbiamo imparato?” con psicologi e psicoterapeuti che analizzeranno e si confronteranno con il pubblico su storie di ragazzi e genitori, storie di resilienza dei nostri figli durante i diversi periodi di chiusura che hanno vissuto, ma anche sulle loro sofferenze più o meno manifeste, che continuano nel tempo perché hanno incrinato sicurezze, speranze, relazioni.
Le serate hanno come finalità – forse principale – anche quella di stare insieme in modo conviviale, condividendo un’apericena e laboratori ludico-creativi a seconda delle fasce d’età.