E’ un allarme più volte lanciato: il consumo di cannabis, come di altre droghe, è in forte aumento. Ma sebbene per nulla nuovo, va ugualmente gridato. Anzi sempre di più. In un articolo del 3 dicembre sul “Corriere della Sera”, Elisabetta Andreis riprende le parole di Simone Feder della Casa del giovane di Pavia, già giudice onorario del Tribunale per i minorenni, che punta il dito su un dato sconvolgente: “Il consumo abituale di cannabinoidi a Milano è ai massimi storici tra gli adolescenti e così anche il piccolo spaccio diffuso ma nessuna ricerca riesce a fotografare veramente il fenomeno. Il sommerso che emerge nei colloqui privati con i ragazzi ha dimensioni vaste e sconosciute ai più”.
Si pensi che l’invito a donare il sangue avanzato da un’insegnante ad una terza di liceo scientifico, accolto in un primo momento da 28 alunni su 30 è stato disertato da ben 25 degli aderenti alla vigilia del prelievo quando è stato detto loro che avrebbero dovuto sottoporsi ad esami di laboratorio e che, a titolo di esempio, non dovevano aver precedentemente fumato cannabis perché il sangue non avrebbe avuto il tempo per rigenerarsi.
L’allarme è confermato da un’analisi condotta da Semi di Melo su oltre ventimila studenti delle secondarie a Milano, Pavia, Varese e Bergamo secondo cui un ragazzo su tre ammette che gli amici fumano abitualmente, e persinoprima di entrare in classe e all’uscita, e che negli stessi luoghi si spaccia anche. Afferma nell’articolo Pietro Farneti dello Smi: “I piccoli pusher usano le stesse logiche commerciali usate dai Pr per riempire le discoteche: promettono pezzi di fumo in regalo se i ragazzi procurano nuovi clienti”.
Secondo la ricerca non c’èconsapevolezza dei rischi: il 24% pensa che fumare ogni settimana non sia dannoso (il 22% pensa lo stesso dell’alcol) e il 22% che non crei dipendenza (23% per l’alcol). Insegnanti e genitori non vengono considerati interlocutori. Gli unici riferimenti non i coetanei e, elemento che potrebbe rappresentare un punto di partenza, lo psicologo, presente in ben sei casi su dieci.
Di fronte ad una domanda elevatissima,lo spaccio diventa sempre più diffuso e trasversale così come la convinzione che sia naturale alterarsi o modificare il proprio stato d’animo con le sostanze e con l’alcol.