L’altro lato della sofferenza è fatto di relazioni autentiche, di speranza, di amore per la vita. Lo ha sperimentato e capito bene Chiara Gavardi da tre anni educatrice a Casa Venturini, alla Pellegrina, dove vivono persone con hiv-aids. “Grazie a loro ho imparato ad andare oltre il dogma. Certo, la sofferenza c’è, qui come in ognuno di noi. Ma non c’è solo quella, anzi c’è tanto e molto altro. Come ognuno di noi è tante cose, tutte insieme. C’è energia, c’è pigrizia, malinconia, c’è fantasia, c’è lo sbaglio e il rimettersi in piedi, c’è fierezza negli aneddoti di vita e c’è rammarico ‘se non avessi fatto, se avessi scelto altro’, c’è la bugia e il prendersi la responsabilità. E io sto imparando ad ascoltare, per andare oltre”.
Questo ha detto parlando davanti alle tante persone che la sera del 2 marzo sono venute insieme al vescovo Adriano Cevolotto per iniziare qui il cammino quaresimale che conduce alla Pasqua. Tema: la cura. Prima di Chiara ha parlato anche Mirko. Breve, ma carico di emozione il suo intervento. Alla Pellegrina è dove Mirko si è preso del tempo per curarsi, per affrontare le proprie fragilità e seguire le sue passioni, la musica, l’arte. Sono opera sua molti dei quadri esposti nel salone centrale della struttura che la Diocesi ha fondato 30 anni fa, affidandone la gestione all’associazione La Ricerca in collaborazione con la Caritas. E quest’anno, in coincidenza con le celebrazioni del trentennale, l’ha scelta come luogo significativo dove condividere la prima “Statio”.
Il Vescovo ai piacentini: “Tornate a vivere questi luoghi” – Riprendendo la terminologia militare della Roma dei Martiri, la “Statio” sta a significare sosta, “una sosta, accompagnata dal digiuno, con la quale ci si prepara a vivere un avvenimento importante”, nello specifico diventa l’incontro della comunità cristiana che si raduna intorno al suo vescovo in una luogo significativo nel quale “far risuonare la potenza evocatrice della Croce”. E su questo “stare”, su questo “esserci”, si è soffermato anche monsignor Cevolotto quando ha introdotto e concluso il momento di preghiera litanica del 2 marzo, ricordando Maria ai piedi della Croce, impotente come tutti noi vicino a chi soffre. “Ma la Croce – ha sottolineato – ha tanti volti e noi non dobbiamo fermarci solo alla parte che si vede, perché oltre il dramma della Passione c’è il volto della Resurrezione e della Speranza”. Guardando Mirko e quanti abitano (e vivono) “Casa Don Venturini” ha lanciato l’invito a tornare a “stare” con loro “in luoghi come questo dove alcune sofferenze sono più evidenti, ma sono anche più evidenti i segni di speranza”.
Di seguito la testimonianza integrale di Chiara Gavardi, operatrice La Ricerca presso Casa Don Venturini