“Bulli si diventa” a cura di G. Mollo – R. De Vivo (2F Editore, Marsciano 2021, pp. 145) affronta un problema che, negli anni, si è aggravato. Le cronache riportano episodi che definire inquietanti è poco: molestie, pressioni psicologiche, botte. A volte con conseguenze tragiche. Il libro analizza il fenomeno sotto diversi aspetti.
Il fenomeno del bullismo sta pericolosamente aumentando nel nostro Paese. In fase adolescenziale lo subiscono ben un quarto dei ragazzi/e. Sono molti anche i casi di cyberbullismo, con video e foto, con il chiaro intento di umiliare, deridere o denigrare.
Questo libro prende le mosse da un’esperienza promossa dal Lions Club di Masciano (Perugia) e svolta presso la scuola secondaria di primo grado dell’Istituto omnicomprensivo Salvatorelli-Sermoneta di Marsciano (Pg) con un centinaio di studenti. Negli incontri sono stati attivati gruppi di autoriflessione e confronto esistenziale, considerando il fenomeno specie sotto l’aspetto preventivo.
Quello del bullismo è un fenomeno da rilevare e debitamente sanzionare, attraverso il controllo sociale, l’attenzione agli atteggiamenti verbali e non-verbali, le situazioni a rischio e le condizioni d’isolamento. E’ un fenomeno soprattutto da prevenire, attraverso una scuola realmente formativa, che metta al centro lo sviluppo delle competenze trasversali del condividere e del collaborare. Preoccuparsi dell’accettazione e dell’inclusione richiede anche la valorizzazione dei centri di animazione e di aggregazione e l‘apertura di tutte le scuola ad attività integrative pomeridiane ed estive, portate avanti da esperti in tale ambito.
L’educazione alla cittadinanza attiva e alla legalità ne sono i capisaldi di base, veicolati da attività accomunanti, dove poter trovare attendibili modelli di vita e validi punti di riferimento. Pertanto, se è importante considerare le condizioni del “bullizzato” lo è altrettanto riflettere su tutto ciò che consente il costituirsi del “bullo” stesso. Bulli non si nasce: lo si diventa!
E’ per questo che il libro cerca di considerare un ambiente educativo come intenzionale luogo di formazione sociale e civile, dove ogni persona possa essere accettata, riconosciuta, rispettata e valorizzata. Si tratta, quindi, di cercare di essere empatici anche con il potenziale bullo; questo, non tanto per approvarne atteggiamenti e tanto meno atti, quanto per cercare di prevenirne la manifestazione. Pensiamo, ad esempio, alla funzione che può avere un’attività sportiva o ruoli in cui ci si possa sentire importanti. Offrire opportunità di realizzazione personale e di riconoscimento sociale, può allontanare da possibili manifestazioni di bullismo, messi in atto per bisogno di prestigio nel gruppo, vanagloria o come forma di compensazione emotiva.