Storia di Michele, terza superiore, che ha lasciato la scuola dopo le vacanze di Natale e si è chiuso nella sua stanza. Durante il giorno spesso dorme, la notte si addentra nelle chat di Twitch e nelle gare di giochi online o divora documentari su innumerevoli argomenti. E’ la storia di un hikikomori, termine giapponese che significa “stare in disparte” ed è una delle migliaia di un fenomeno che secondo l’Istituto di Fisiologia Clinica (Ifr) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) in Italia cinvolge 450.000 gli italianipersone.
L’assenza di relazioni sociali riguarda specialmente la fascia dai 18 ai 30 anni: più di 100.000, escluso il periodo Covid,non sono usciti dal proprio ambiente per sei mesi e di questi poco meno della metà si riconosce nella definizione di hikikomori. Non solo uomini, come si pensa, ma anche
Donne.
Su impulso delgruppo Abele di Torino, l’Istituto del Cnrha anche cercato di capire quanto il mondo dell’adolescenza ne sia colpito. C’è chi si isola per problemi psicologici, chi per ragioni sentimentali, chi familiari, mentre il bullismo non pare essere una delle cause. Marco Crepaldi, psicologo che ha fondato l’associazione Hikikomori Italia di cui è presidente, spiega nell’articolo che ogni settimana sono una cinquantina le richieste di aiuto che giungono principalmente da familiari. L’associazione offre un percorso gratuito, finanziato dalle risorse del 5 per mille, che non concentra il problema solo sul ragazzo isolato, ma su tutto il sistema sociale in cui è inserito a cominciare dalla famiglia e con la scuola trova un piano didatticoper preservare gli studi. Se la famiglia si mette in discussione, la scuola è flessibile e pronta ad aiutare, allora la possibilità di un ritorno alla vita sociale è più alta. Fondamentale è intervenire in modo tempestivo: dopo tanti anni di isolamento le possibilità di uscirne si riducono.