Un’altra storia, l’ennesima, di un ragazzo brillante e pieno di interessi che sprofonda nell’abisso della crisi. E con lui la famiglia. La racconta Elisabetta Andreis su “Il Corriere della Sera” e rientra in quei 150mila casi di disturbi neuropsichiatrici e neurologici di cui il giornale aveva parlato alcuni giorni fa e che avevamo ripreso su questa pagina. Sedici anni, liceo, ottimi voti e bravissimo in matematica, giocatore di calcio, amici e fidanzata. “Da fuori, il ragazzo perfetto – scrive il “Corriere” -. Dentro, un rumore sordo”.
Un nodo allo stomaco, la sensazione di non riuscire a reggere lo sguardo degli altri, poi attacchi di panico violenti. “Ho paura di morire, mi ha detto una volta, ma era come se avesse voluto avvertirmi che voleva smettere di vivere” ricorda la mamma. Qualche cannaper riempire il vuoto w manie come contare le calorie e a ordinare le scarpe in fila sul tappeto, mentre il fisico diventa sottile. Quando arriva una proposta che appare come un provvidenziale sostegno – un’agenzia di moda che lo vuole in passerella – anche intanto lascia la scuola e uscire di casa diventa difficile.
Finché tocca il fondo e arriva la diagnosi di anoressia, dipendenza da cannabinoidi, disturbo d’ansia generalizzato. Gli amici scompaiono, i genitori cercano di spronarlo: “Perché non torni in palestra? Perché non ti rimetti in pari?”. Il figlio perfetto si è scoperto fragile, vulnerabile, incapace di varcare la soglia di casa.
Due anni dopo – oggi – la cura è quella di non vedere la propria debolezza come un fallimento. “Ogni piccolo gesto – racconta il Corriere – diventa una conquista: uscire senza tremare, accettare un invito, mangiare senza sentirsi avvelenato. C’è un ragazzo che lotta con l’ansia e le paure e una città che a volte non vede. E resta una domanda: quando un adolescente cade così, chi lo accompagna davvero — e chi invece, senza accorgersene, gli chiede solo di tornare quello di prima, minimizzando la battaglia silenziosa che infuria dentro?”