Sono di nuovo in crescita i casi di Hiv (virus dell’immunodeficienza umana) e nel 2023 la maggioranza delle nuove diagnosi è attribuibile a rapporti sessuali, che costituiscono l’86,3% di tutte le segnalazioni. Di prevenzione e cure si è discusso al “Tempo della Salute”, a Milano, in un dibattito moderato dal responsabile editoriale del “Corriere Salute” Luigi Ripamonti, con Andrea Gori, ordinario di Malattie infettive all’Università di Milano; Gian Antonio Girelli, membro della Camera dei Deputati e Angelo Pisani, attore comico, testimonial di Italy Bares e attivo da tempo nella sensibilizzazione sul problema dell’Hiv. Ne riferisce Maria Giovanna Faiella in un articolo su “Il Corriere della Sera”.
“Dal punto di vista delle terapie disponibili, gli antiretrovirali, siamo ottimisti, ma ci sono diversi problemi che preoccupano – ha detto Gori -. Le nuove diagnosi in Italia nel 55% dei casi sono fatte in pazienti con AIDS avanzato. In pratica, arrivano alla diagnosi non perché hanno fatto un test per l’HIV, ma perché hanno già i segni della malattia”.
Oggi è abbastanza raro che l’Hiv si contragga attraverso lo scambio di siringhe infette, mentre per evitare infezioni tramite i rapporti sessuali la protezione più efficace rimane il preservativo, anche se per alcune fasce di popolazione a rischio esistono altre modalità di prevenzione, come la PrEP – profilassi pre-esposizione contro l’Hiv, a carico del Servizio sanitario . Coloro che hanno rapporti promiscui possono utilizzare la PrEP orale: si prende una compressa una volta al giorno. Sta inoltre iniziando una nuova era con i long acting, cioè la possibilità di fare un’iniezione intramuscolo o sottocute che può durare due o sei mesi. L’efficacia in termini di prevenzione è pari al 100%. Il farmaco è già in commercio negli Stati Uniti e potrebbe esserlo a breve anche in Italia.
Ancora oggi lo stigma circonda le persone con Hiv e Aids, come ha osservato Girelli. ”Vanno abbattuti i pregiudizi e anche l’ipocrisia culturale che ancora esiste; non solo campagne educative nelle scuole, ma nei luoghi di lavoro e di vita, in ambienti sportivi ecc”. E i test, ha affermato, dovrebbero diventare di routine. Pisani ha spiegato di essere diventato testimonial per veicolare un messaggio importante come quello della prevenzione.
Nel 2003 gli Stati Uniti avevano adottato il programma Pepfar contro l’HIV/AIDS, finanziando le terapie antiretrovirali in Africa, fornendo accesso alle cure per milioni di persone e contribuendo a salvare molte vite, come ha ricordato il professor Gori: “Ora l’amministrazione Trump ha bloccato i finanziamenti ma, se il programma non sarà riattivato, ci sarà un aumento del 400% di nuove infezioni e moriranno milioni di persone che non avranno più accesso alle terapie antiretrovirali”. Si stima che entro il 2030 potrebbero morire di AIDS quasi mezzo milione di persone e 2,8 milioni di bambini potrebbero diventare orfani.