Un disagio che diventa fragilità e in alcuni casi autolesionismo. “Non è un problema di educazione” spiega Antonella Costantino, alla guida della Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Policlinico di Milano, commentando il ricovero di unaragazzina che al rifiuto dei genitori di uscire con gli amici, ha spaccato oggetti e quanto aveva a portata di mano ferendosi. “Ha – continua Costantino nell’articolo di Sara Bettoni su “Il Corriere della Sera” – una depressione, una fatica nella gestione delle emozioni che fa sì che nel momento in cui entra in conflittualità la situazione diventi esplosiva. E una volta in pronto soccorso, ci si rende conto che magari ha anche una ideazione suicidaria”.
“Nel 90% dei casi ricoveriamo femmine – aggiunge Alessandro Albizzati, primario all’Asst San Paolo e San Carlo -.Tagliano il proprio corpo, lo bruciano, lo affamano, lo cambiano”. Come un altro caso riportato nell’articolo, quello di una dodicenne in lotta con i disturbi alimentari, che durante i lockdown imposti dal Covid si chiudeva in bagno a fare flessioni. Arrivata in ospedale – riferisce l’articolo – era in una condizione di denutrizione talmente grave che ha dovuto essere nutrita con un sondino gastrico. Dopo le cure, è riuscita a tornare in classe con i compagni.
Altro caso recente citato: il ricovero di una quattordicenne stordita da una serie di sostanze sconosciute, in stato di agitazione psicomotoria. Per curare queste pazienti è necessario sedarle, portarle in terapia intensiva e disintossicarle.
Un ambito, quello dello studio delle nuove sostanze psicoattive, in cui si è specializzata la Maugeri di Pavia. Nel reparto Esod da poco inaugurato – e per ora riservato agli adulti – sono stati curati dieci pazienti, con età compresa tra i 21 e i 51 anni. Nel loro corpo sono stati trovati catinoni sintentici, cocaina, eroina, ketamina, ossicodone, benzodiazepine, Mdma, codeina, ecstasy, allucinogeni. E un 23enne ha inalato protossido d’azoto, ovvero gas esilarante, fino a star male.